LUIGI PRESICCE / ERMETE SU CARTA
Luigi Presicce
“Ermete su carta”
Zoo Zone Art Forum
Opening 10 ottobre 2014
La mostra “Ermete su
carta”, che inaugura venerdì 10 ottobre 2014 presso lo spazio Zoo Zone Art
Forum di Roma, conduce il visitatore nel cuore della complessa e intricata
relazione tra Luigi Presicce e la Pittura.
Esclusivamente pittore fino a metà del primo decennio del 2000,
l’artista inizia poi a prediligere la performance come strumento e linguaggio
per lo sviluppo della propria ricerca. E’, quindi, proprio dal 2005 che
Presicce stabilisce con la Pittura un nuovo rapporto, ora ambiguo ed
enigmatico, la cui ragione e comprensione è rintracciabile solo per chi,
concedendo l’adeguata attenzione, ripercorre a ritroso la lunga tradizione di
questo medium avventurandosi fino alla sua stessa origine. Solo includendo le
profonde e antiche motivazioni della Pittura e le sue diverse declinazioni di
epoca in epoca, si può capire il legame e la coerenza tra le sue recenti opere pittoriche
e le perfomance cristallizzate o, come direbbe lo stesso Presicce ‘archeolocizzate’,
attraverso un unico scatto fotografico, di cui l’artista stabilisce l’esatta
composizione ed esito finale.
Attraverso l’esposizione di una selezione di Maghi, opere su carta o su tela, e di un’opera
fotografica, nata in occasione di una perfomance, la mostra “Ermete su carta”
posiziona il pubblico proprio al centro del dialogo tra la dimensione pittorica
prenarrativa, disincarnata, delle opere pittoriche e la consapevole esaltazione
di iconografia, composizione, linguaggi e formule pittoriche presenti, invece,
nelle perfomance e nella costruzione dell’opera fotografica. La totale
astrazione, la riduzione a icona, a simbolo, a immagine apotropaica dei Maghi e la perfetta adesione ai codici
narrativi e compositivi propri della Pittura presenti, invece, nelle
performance, svelano il complesso rapporto con questo medium, permettendo una
più profonda comprensione dell’intenzione pittorica alla base di tutta la
ricerca di Presicce.
“Misuro il reale attraverso gli occhi della pittura, guardo i
maestri e ne digerisco l’insegnamento, le mie opere parlano un linguaggio
antico in cui etica ed estetica non sono scindibili. Compio i miei passi in
maniera verticale, allegoricamente, come un libero muratore intento a “salire
di livello” mira a soppiantare la figura del maestro, del Grande Architetto,
Hiram Abif, custode della regola e costruttore del secondo tempio di
Gerusalemme, eretto per volere di Re Salomone. L’interesse per l’ermetismo è
per me il modo di affrontare un percorso iniziatico attraverso l’uccisione dei
maestri. Come nella tradizione allegorica tre adepti di Abif cercano di
impossessarsi della regola della costruzione, così, attratto dal desiderio di
possedere la regola per andare verso l’alto, per costruire cattedrali,
raggiungere il cielo e Dio, mi faccio adepto e assassino dei miei stessi
maestri.
“Ciò che è in basso è come ciò che è
in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della
cosa una”. Così Ermete Trismegisto nella Tavola di Smeraldo riduce in maniera simbolica lo spazio tra mondo
materico e immateriale, tra il corpo e lo spirito, trovando in questa unione
non distanze da colmare, ma specularità.
Dalla pietra filosofale alla pietra squadrata, la materia si trasforma, il
piombo muta in oro, la pietra grezza in mattone: è questo che il mago, il
maestro, sa fare. Sotto i miei occhi i mistici e i maghi assumono forme
simboliche, sono tradotti in segni, in geometrie calcolate, in gesti che da
soli compiono il miracolo della trasformazione. Pitagora parla agli acusmatici,
annuncia la regola senza mostrarsi ai propri studenti, diviene voce, essenza ed
evanescenza del linguaggio. Fulcanelli vede con i simboli l’efficacia del
messaggio alchemico nelle cattedrali gotiche. Alester Crowley tenta la scalata
del K2, un gesto che nasconde l’ascesa alla piramide, il vertice della magia
egizia.
Nei Maghi ritrovo figure di un
tempo perduto, di saperi custoditi, di vite dedicate alle scienze dell’occulto;
prendo dalla natura l’aspetto della civetta e la trasformo in maestro di
cerimonia, come Picasso ne Les
Demoiselles d'Avignon, lavoro sul volto, lo destrutturo, lo porto lontano
dall’ornitologia e dall’umano, diviene maschera e simulacro. Allo stesso modo
impiego le forme geometriche per radicalizzare l’aspetto pittorico della figura
umana e del volto in particolare. Nascono sotto queste regole figure di maghi
simili a santini, che nei loro strumenti possiedono le tracce del racconto. La
costruzione di un linguaggio è lasciata alla storia, non alla pittura tout
court. Negli ultimi anni ho attraversato diverse fasi pittoriche che trovano
continuità attraverso la performance per l’utilizzo molto marcato di uno
sguardo pittorico, predominante non solo nella costruzione della scena, ma
anche nell’utilizzo dei codici narrativi tipici della tradizione del Trecento e
del Quattrocento. Approdo a una genesi dell’opera che si costruisce attraverso
lo studio di fatti e personaggi che trovano naturale legame tra loro, dando
luogo a un’epifania che diversamente non si può leggere se non con i codici
della pittura.” Luigi Presicce, agosto 2014.
LUIGI PRESICCE
Nato a Porto
Cesareo (Lecce) nel 1976, vive e lavora tra Porto Cesareo e Firenze. Ha
frequentato l'Accademia di Belle Arti di Lecce, ma il suo lavoro è stato
decisamente influenzato dai suoi studi indipendenti. Nel 2007 ha partecipato al
Corso Superiore di Arti Visive (CSAV) presso la Fondazione Antonio Ratti di
Como con l'artista americana Joan Jonas. Nel 2008, nell’ambito di Artist in
Residence, ha partecipato al workshop in Viafarini a Milano con l'artista
americano Kim Jones. A Milano, nel 2008 ha fondato (con Luca Francesconi e
Valentina Suma) Brownmagazine e in seguito Brown Project Space, per il quale
cura la programmazione. Nel 2011 con Giusy Checola e Salvatore Baldi ha fondato
a Lecce "Archiviazioni" (esercizi di indagine e discussione sul sud
contemporaneo). Nel 2012 ha preso parte a Artists in Residence al MACRO, Roma.
Con Luigi Negro, Emilio Fantin, Giancarlo Norese e Cesare Pietroiusti è
coinvolto nel progetto Lu Cafausu, con il quale è stato invitato da AND AND AND a dOCUMENTA13, Kassel.
Ha realizzato
performance presso la Fondazione Claudio Buziol, Venezia (2010), Thessaloniki
Performance Festival, Biennale 3, Grecia (2011), Reims Festival Scènes
d'Europe, Frac Champagne-Ardenne, Francia (2011), Màntica festival, Cesena
(2011), MADRE, Napoli (2012), We Folk - Drodesera Festival, Centrale Fies, Dro
(2012), ARTDATE 2014, Bergamo (2014), Piece, Teatro Studio Scandicci, Firenze
(2014), Teatro dei luoghi Fest, Lecce (2014).
Ha vinto l’Epson
Art Prize, Fondazione Antonio Ratti, Como (2007), il Premio Talenti Emergenti,
CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze (2011), Long Play, MAGA, Gallarate
(2012).
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